Gaida (la Ghèida in lingua Reggiana, Agidæ in latino) era già abitata durante l'età del bronzo e, ovviamente, in epoca romana – come testimoniano i reperti ritrovati in loco. Tuttavia è nominata per la prima volta nel 781 in un documento attribuito a Carlo Magno e, ancora, nel 962, nel 1037 e in atti del XII secolo che la legano alla giurisdizione della vicina Montecchio.

Gaida fu soggetta alle terre cedute al Ducato di Milano, quindi nel 1420 passò sotto gli Este. Nel Settecento fu comune autonomo all'interno del marchesato di Montecchio. Dopo la parentesi napoleonica – cui fu unita in comune autonomo a Cadè – passò sotto l'amministrazione comunale di S.Ilario per poi unirsi definitivamente a Reggio nel 1827. La primitiva chiesa di San Giuliano martire è nominata in un documento del 1230, dipendente dalla pieve di Montecchio e soggetta alla diocesi di Parma, della quale fece parte sino al 1828, quando fu accorpata alla diocesi reggiana.

Nel nucleo storico della frazione era presente un oratorio – oggi inglobato in altri edifici e manomesso - dedicato alla Beata Vergine delle Grazie. Nel 1913 a Gaida fu aperto, in un edificio scolastico tutto nuovo, uno fra i primi asili infantili comunali “laici”, nonostante in loco fosse già funzionante una struttura simile a gestione parrocchiale. La scuola dell'infanzia, nel frattempo statalizzata, è attiva tutt'oggi ed è a servizio delle due frazioni di Gaida e Cadè.

Le cronache locali parlano di una comunità molto coesa, spopolatasi massicciamente dopo la seconda guerra mondiale. La villa, sino ad allora era per lo più popolata da braccianti agricoli, qualche operaio e diverse famiglie di mezzadri, che lavoravano nelle grandi tenute delle famiglie Magnani (che negli anni '20 possedevano in loco anche un magazzino per la lavorazione della lana) e Gazzani, che assieme ai Triossi-Blumm erano i grandi proprietari terrieri della villa. Finita la guerra le condizioni socio-economiche, assai precarie, portarono molti gaidesi a emigrare verso l'area milanese, la Svizzera o le Americhe. Nonostante ciò, e nonostante il fatto di essere considerata ai margini del comune di Reggio, Gaida seppe mantenere almeno sino agli anni Settanta e Ottanta un profilo di frazione coesa. Neppure il dualismo politico fra laici (comunisti e socialisti) e cattolici scalfì questa caratteristica di valore.

La villa era dotata di varie botteghe artigianali e commerciali e della cooperativa di consumo almeno sino al 1975, quando rimase soltanto a presidiare il territorio il circolo Arci, oggi chiuso. A contribuire allo spopolamento della frazione fu poi il piano regolatore degli anni Settanta che non prevedeva aree di espansione. Da allora soltanto dalla seconda metà degli anni Novanta si è avuta una inversione di tendenza: è ripreso lo sviluppo urbano e sono arrivate a popolare l'abitato nuove famiglie dal Sud Italia e molti immigrati stranieri. Si è invece ancor più affievolita la presenza di residenti storici che, comunque, annualmente si ritrovano nella canonica della frazione a festeggiare la loro appartenenza alla villa di Gaida assieme agli emigrati di vecchia data.