San Bartolomeo (in latino S. Bartholomæi in Saxifortis in dialetto reggiano San Bertlamè) è citata per la prima volta nel 1017, come feudo appartenente alla famiglia Attonide degli Arduini. Il territorio della frazione, tuttavia, era abitato già nel paleolitico: numerosi reperti attribuibili a quel periodo storico, all’età del bronzo e all’epoca romana sono stati ritrovati in loco.

Il castello, probabilmente collocato nei pressi dell’attuale Villa Anna, tra il rio Coviola e il rio Quaresimo, è oggi inesistente e, anticamente, era detto di Sassoforte, antico nome della frazione, tuttora ufficiale (San Bartolomeo in Sassoforte) quanto obsoleto. Il toponimo Sassoforte deriva, probabilmente, dalle caratteristiche orografiche del territorio e dall’altopiano in cui era collocato il “castro”, situata sulle alture del Ghiardo, ricche di ghiaia e di corsi d’acqua naturali, come il torrente Quaresimo, probabilmente un tempo pensile dell’Enza. La chiesa di San Bartolomeo, consacrata nel 1151 e dipendente dal monastero di Marola, è citata ancora nella bolla di Celestino III del 1192, che ricorda come a Sassoforte fossero presenti sia l’attuale chiesa di San Bartolomeo che quella di San Giovanni, presso il castello bartolomense (oggi non più esistente). Una bolla di Lucio III del 1154 citava, a 600 passi della parrocchiale, una terza chiesa dedicata a San Vigilio dipendente dal monastero di San Tommaso di Reggio ed esistente ancora nel XVIII secolo. Nel 1447 il territorio di San Bartolomeo apparteneva al comune di Queresimo (l’attuale Codemondo) e comprendeva 13 ‘fuochi’ (famiglie). Successivamente fu dato in feudo ai Canossa e ai conti Borrini. Fra fine ’700 e inizio ’800 contava poco più di 200 abitanti.

Durante la rivoluzione francese fu annesso ai comuni di Reggio, Cavriago, Bibbiano, per divenire poi comune autonomo. Nel 1815 fu unito definitivamente al Comune di Reggio. Nel 1880 il senatore reggiano Ulderico Levi, fece scavare nella valle del torrente un pozzo per alimentare l'acquedotto di Reggio. Vi trovò invece un'acqua salsobromoiodica, che non servì al suo scopo. Ritenendola un ramo della sorgente di Montecatini Terme, progettò poi di costruirvi uno stabilimento termale, che non si effettuò, perché un'analisi operata nel 1913, riconobbe che l'acqua presentava solamente una minima quantità di gas acido solforico. Negli anni 1910, a San Bartolomeo e Ghiardello, furono costruiti gli edifici delle scuole elementari, che ancora oggi ospitano le lezioni della primaria a San Bartolomeo e della materna statale a Ghiardello-Rubbianino. Durante la seconda guerra mondiale, pochi giorni prima della Liberazione nella zona fra il Ghiardo e San Bartolomeo, fra i comuni di Bibbiano e di Reggio, si svolse la cosiddetta ‘battaglia del Quaresimo’ ove si scontrarono gruppi di partigiani contro militi nazifascisti: in quel feroce scontro caddero i giovani partigiani Walter Giovanardi ‘Black’, Lorenzo Gennari ‘Fiorello’ ed Ettore Tarasconi ‘Lungo’. In via Gastione, a Ghiardello-Rubbianino, è presente un cippo in memoria dei tre martiri di questa battaglia.

Nel dopoguerra e fino agli anni Sessanta San Bartolomeo era rimasto sostanzialmente un paese di case sparse prettamente agricolo, con due piccoli nuclei urbani posti in località ‘Case Nuove’ (centro di San Bartolomeo) e a Ghiardello-Rubbianino. La vocazione agricola della zona era, ed è ancora, testimoniata dalla presenza di latterie sociali e di numerose aziende agricole anche ad alta innovazione. In quel periodo i poli di aggregazione principale erano la parrocchia e il bar con annessa la “Casa del popolo”, centro ricreativo di matrice socialista-comunista.

Nel 1961, per volere del parroco don Enzo Boni Baldoni (1906-1972), viene realizzato l’asilo infantile parrocchiale dedicato a monsignor Leone Tondelli e ospitato nella casa natale prospiciente la chiesa – e oggi demolita – di questo illustre prelato. Un cenno particolare va speso per questi due presbiteri. Don Enzo Boni Baldoni, originario della vicina Cavriago, fu una figura importante nella Resistenza reggiana e collaborò con il Cln (Comitato di Liberazione Nazionale) ospitando renitenti, partigiani e molti fuggitivi. Fra loro anche diverse famiglie di religione ebraica come i Modena di Milano e i Padoa di Modena e Reggio. Al termine della guerra il 2 dicembre 1945 don Enzo fu nominato parroco di San Bartolomeo: nel 1955 ricevette il riconoscimento della Comunità ebraica di Modena e Reggio per l’aiuto fornito agli ebrei perseguitati e un attestato dell’Unione delle Comunità Ebraiche d’Italia con le firme dei massimi esponenti della Resistenza italiana. Il prelato morì dopo lunga sofferenza per un male incurabile, il 13 maggio del 1972. Nel 2001 gli fu converita la medaglia e l’attestato di “Giusto fra le Nazioni” alla memoria da parte dell’Istituto Yad Vashem di Gerusalemme. È l’unico “Giusto fra le Nazioni” della provincia di Reggio Emilia. Leone Tondelli (1883-1953) nacque a San Bartolomeo per poi intraprendere la carriera sacerdotale nel seminario di Reggio Emilia, successivamente frequentando la Pontificia Università Gregoriana di Roma. Insegnò dogmatica e storia della Chiesa in vari seminari quindi, laureatosi in filosofia, si dedicò all'insegnamento di ebraico ed esegesi biblica nel seminario reggiano. Prese parte alla prima guerra mondiale come soldato di sanità e, al termine, divenne collaboratore dell'enciclopedia Treccani, redigendo la voce su Gesù di Nazareth. Esercitò il ministero di parroco a Bibbiano, divenne preside degli studi seminariali diocesani, poi arciprete della cattedrale di Reggio Emilia nonché presidente della Deputazione reggiana di storia patria e membro della Pontificia Commissione Biblica. Durante la seconda guerra mondiale svolse missioni di pace fra opposte fazioni e s'impegnò al massimo per far dichiarare Reggio "città aperta". Pubblicò circa 200 pubblicazioni, collaborando con prestigiose riviste culturali, anche laiche, come Humanitas e Sophia. Conseguita la libera docenza in storia delle religioni, stava per occupare la cattedra all'Università di Bologna quando morì nel 1953. È considerato come lo scopritore e interprete del Liber figurarum di Gioacchino da Fiore, che raccoglie delle figure illustranti il pensiero teologico dell'abate calabrese, vissuto nel XII secolo.

Tornando alla villa di San Bartolomeo e alle sue radici è bene parlare di un unicum che contraddistingue questa località: la frazione, dal 1958, ospita il Consorzio per l’acquedotto rurale di San Bartolomeo, che dispone di 4 pozzi disposti fra i comuni di Reggio, Bibbiano e Quattro Castello. In quegli anni erano sorti diversi acquedotti rurali nelle località agricole delle campagne reggiane, tuttavia San Bartolomeo ha resistito all’aggregazione di questi alla principale azienda erogatrice di acqua pubblica del Reggiano: oggi, con le sue infrastrutture idriche, serve circa 1.300 utenze civili che coprono oltre 3.000 persone e 5.000 capi di bestiame.
Lo sviluppo edilizio più copioso di San Bartolomeo avvenne a partire dagli anni ’70 e sino alla metà degli anni 2000, portandosi dietro anche una cospicua crescita della popolazione, sia nel centro abitato adagiato nei pressi della chiesa parrocchiale e delle “Case nuove”, sia al Ghiardello che, conurbata alla vicina frazione castellese di Rubbianino, arriva oggi a superare i 500 abitanti.
Negli anni ’80 sulla superficie di una discarica posta fra la chiesa parrocchiale e il torrente Quaresimo fu realizzato il Matilde di Canossa Golf Club che, a partire dagli anni 2000, è diventato un vero e proprio ‘resort’ conosciuto in ambito nazionale ed europeo.

Attualmente la frazione è considerata una una località con alto valore paesaggistico, sia per la presenza dei ‘terrazzi’ del Ghiardo, sia per la vegetazione spontanea che fiancheggia i numerosi corsi d’acqua, creando talvolta aree di interesse quali l’area di riequilibrio ecologico dei boschi del Rio Coviola e Villa Anna.