Rosta Nuova (“La Rosta” in dialetto reggiano) è un quartiere della periferia sud est di Reggio e nasce qualche anno prima della fondazione della locale parrocchia, dedicata a S.Antonio da Padova (1960). Sino al dopoguerra il territorio di Rosta era parte integrante della villa di San Pellegrino e in misura minore era sotto la giurisdizione della parrocchia di Ospizio.

Il nome della località deriva probabilmente dal significato di rosta, ossia un'inferriata semicircolare a raggiera posta sopra porte e portoni, ma anche manufatti idraulici e mulini. Soltanto nel 1326 si ha notizia di una chiesa di S.Maria della Rosta cui era annesso un piccolo ospedale, ancora menzionata nel 1500. Tuttavia, il mulino della Rosta è citato nel 1598 e riportato sulla cartografia storica del XVI-XVIII secolo, che raffigura l'edificio affiancato da due ruote esterne verticali. Il mulino prendeva l'acqua dal Canale di Secchia, ora tombato, che scorreva parallelo alla strada per Scandiano. Soltanto negli anni Cinquanta del '900 con la costruzione del nuovo quartiere INA-Casa di via Wybicki viene aggiunto al toponomo il suffisso “Nuova”, per distinguerlo dal borgo adagiato a sud della strada di Scandiano attorno a via Passo Buole, che prenderà il nome non ufficiale di Rosta Vecchia e rimarrà a far parte di San Pellegrino. La pianificazione del quartiere Rosta Nuova è tra quelle maggiormente degne di nota nel panorama urbanistico reggiano; il disegno definitivo fu presentato dagli architetti Albini, Helg e Manfredini nel ’56. Si trattava di un piano di edilizia residenziale che prevedeva la costruzione di 516 alloggi e spazi commerciali con 38 negozi, collocati in un’area tra la città e la campagna, contestualizzato in un’area edificata solo in parte da case unifamiliari. E' un piano particolareggiato dotato dei servizi necessari ed è proprio il carattere di paese, dotato dei servizi essenziali ma commercialmente strettamente dipendente dal centro vicino, il punto di forza della pianificazione in questione. Si è venuto a creare al suo interno un sentimento di forte appartenenza proprio grazie alla convivenza tra scala urbana ed architettonica, dove la funzionalità dell’una arriva ad integrarsi con la proporzione dell’altra dimensione più autonoma e privata. La Rosta Nuova rappresenta ancora oggi un laboratorio sociale dove gruppi di cittadini sperimentano percorsi innovativi di socialità e partecipazione.


Bibliografia:

  1. AA.VV., Le diocesi di Reggio Emilia e Guastalla. Compendio di notizie e dati statistici, Age Editoriale, Reggio Emilia 1985
  2. W. Baricchi, Insediamento storico e beni culturali del Comune di Reggio Emilia, Reggio Emilia 1985
  3. AA.VV., Piano dei Servizi, Comune di Reggio Emilia 2007-2009