Storia
Le origini della Polizia Locale di Reggio Emilia
La data di nascita del Corpo di Polizia Municipale di Reggio Emilia è ufficialmente da indicarsi nel 18 Settembre 1862, giorno nel quale il Consiglio Comunale, presieduto dal Sindaco Pietro Manodori, approvò il “Regolamento per le Guardie del Municipio di Reggio nell’Emilia”.
E’ da rammentare, peraltro, che già ai tempi della Repubblica Cispadana e durante il periodo del Ducato Estense, alcune delle funzioni tipiche della futura Polizia Municipale furono assolte dapprima dalla Guardia Civica poi dalla cosiddetta Guardia della Presidenza della Vettovaglia, dell’Ornato, della Salubrità, della Pulizia.
Orbene, dalla lettura dei dati storici ufficiali, ovvero dalla raccolta degli atti del Consiglio Comunale degli anni 1861-1862, si apprende che l’Assemblea Consiliare, il 18 settembre 1862, dopo aver dato una prima lettura del testo del regolamento, “procede all’esame ed alla votazione dei singoli articoli, i quali, dopo una lunga discussione, con alcune modificazioni ed aggiunte, sono approvati a voti unanimi ad uno ad uno, e poscia il complesso dell’intiero Regolamento”.
Il Consiglio, nell’occasione, decise di inviare il testo del Regolamento alla Prefettura perché venisse sottoposto alla “sanzione Reale”.
Nella medesima seduta il consiglio deliberò che “si proceda alla nomina delle Guardie, premessa la pubblicazione di relativo avviso e tenendo conto delle domande già presentate.”
Dall’articolo 1 del Regolamento, così come approvato, si apprende che “Il Corpo delle Guardie Municipali istituito dal Consiglio Comunale si compone di un Sergente e di dodici Guardie” e che “Le Guardie sono indistintamente obbligate a prestare il loro servizio nel modo che verrà ad esse assegnato dal Sergente.”
Compito delle Guardie Municipali è la sorveglianza sia diurna che notturna della città ed in proposito il titolo IV del Regolamento elenca i numerosi doveri delle Guardie.
Tra questi spicca quello della vigilanza al Teatro Municipale, ricostruito e riaperto nel settembre 1857 dopo il devastante incendio del 1851.
Le Guardie, in particolare, sono tenute a presenziare a tutti gli spettacoli, sia per quanto riguarda la regolarità e l’ordine durante le rappresentazioni teatrali, sia per quanto attiene il regolare l’afflusso e deflusso degli spettatori.
In particolare il Regolamento specifica che “le Guardie destinate al servizio della Sala e delle Divisioni Municipali si troveranno al loro posto mezz’ora prima dell’orario stabilito per gl’ Impiegati, nel quale intervallo di tempo incomberanno a spolverare le tavole e gli altri mobili dell’Uffizio, ed alla accensione dei fuochi se d’inverno, rimanendo a disposizione degli Ufficiali fino alla chiusura dell’ uffizio”.
Per converso, lo stesso Regolamento prevede, altresì, per le Guardie “che restano disponibili” che le medesime “si recheranno di buon mattino sulle pubbliche piazze e mercati giusta il turno loro prescritto, onde, sotto la direzione del Capo Sezione d’Annona e Vettovaglia, incombere alla sorveglianza e buon andamento dei medesimi”.
L’articolo 19 : “Tutte le Guardie dovranno curare la perfetta esecuzione delle Leggi, dei Regolamenti Edilizii, di Pulizia amministrativa, dei provvedimenti contenuti nei decreti e manifesti che all’Autorità Municipale occorrerà di mandare a pubblicare.”
L’articolo 20: “Scoprendo qualche contravvenzione stenderanno processo verbale."
L’articolo 22: “Al sopravvenire di qualche infortunio come incendio, inondazione od altro, saranno tutte le Guardie obligate a concorrere sollecitamente…”
L’articolo 25: “…Le Guardie accompagneranno in tenuta da parata la Rappresentanza Municipale nelle funzioni pubbliche .”
Il Regolamento delle Guardie ottenne il riconoscimento ufficiale dal Governo il 13 settembre 1863.
L’incarico di primo Comandante del Corpo delle Guardie Municipali fu assegnato a tale Prospero Maramotti.
Questi fu cooptato, come altre dieci Guardie, dalla Guardia della Presidenza della Vettovaglia, della Salubrità, dell’Ornato, della Pulitezza, persone quindi già operanti a Reggio Emilia durante il precedente Dominio Estense, retto da Francesco V e sotto la successiva Dittatura Farini.
Il Comandante, con il grado di Sergente, ebbe tra i compiti principali quello di redigere il Rapporto Mensile.
Da uno di questi, relativo al mese di dicembre 1863, si evince che le Guardie in pianta organica sono undici, di cui cinque, definite sedentarie, operano all’interno a piantonare gli uffici comunali, mentre sei sono in servizio esterno.
Nel mese citato vengono elevate 14 multe e redatti 11 rapporti.
Tre guardie subiscono provvedimenti per mancanze ai loro doveri.
Il bando, per quello che probabilmente fu il primo concorso pubblico per due posti vacanti di Guardia Municipale, fu pubblicato il 21 Marzo 1864.
Alla selezione, per esami, vennero ammessi 16 candidati.
L’aver prestato servizio nell’Esercito Nazionale costituì titolo di preferenza.
Furono nominati vincitori Tirelli Ferdinando, di anni 32, Mastini Luigi di anni 24, e Sassi Giovanni di 28 anni.
Il Tirelli fu il primo nella selezione perché, nella prova di lettura, risultò leggere benissimo sia lo scritto che lo stampato, mentre nella prova scritta si comportò egregiamente.
Sempre nell’autunno del 1862 il Consiglio Comunale provvide alla costituzione del Corpo dei Pompieri e ad approvarne il Regolamento specifico.
Il Corpo dei Pompieri fu composto da 24 guardie di cui 12 formarono la Compagnia attiva e 12 la sussidiaria.
Pare che tra i due Corpi, delle Guardie e dei Pompieri, siano sorti poi, durante la rispettiva attività, elementi di tensione e rivalità.
Tra i carteggi della III Divisione, struttura organizzativa comprendente i due Corpi, sono infatti presenti lamentele del Comandante dei Pompieri sul coinvolgimento delle Guardie nelle situazioni di incendio. Prova ne è la disposizione con cui tal Guidotti, Dirigente la III Divisione del Comune, stabilì che in caso di incendio “i pompieri devono immediatamente accorrere sul luogo dell’incendio senza compiere verifiche o indagini di sorta, mentre prescrive… che le guardie municipali debbano, se richieste, mettersi a disposizione del direttore dei pompieri.”
Dieci anni dopo la costituzione dei due Corpi, il 15 maggio 1872, il Consiglio Comunale deliberò, con rilevante maggioranza, la loro fusione, nonostante fossero palesi le differenze tra le funzioni esercitate e gli elementi di rivalità tra i due Corpi.
All’epoca, la discussione in Consiglio vide levarsi alcune voci contrarie all’accorpamento.
Qualcuno infatti sottolineava che la decisione presa, dettata unicamente dalla intenzione di contenere la spesa, avrebbe determinato lo scadimento della qualità del servizio. La fusione venne infatti accompagnata da una radicale riduzione del personale: le guardie-pompieri vennero ridotte a 24, di cui 6 di primo grado, 6 di secondo grado, e dodici soprannumerarie.
In quella occasione, inoltre, venne discussa, per la prima volta, l’introduzione dell’obbligo per le Guardie al celibato.
Su tal questione il Consigliere Liuzzi fece osservare come potesse essere “fomite di immoralità il tenere accasermata della gioventù condannata al celibato”, tanto più che le guardie reggiane, “sebbene ammogliate non temono confronti”.
A questi ribatté, con molto realismo pratico, tal Consigliere Fiastri, il quale addusse che il provvedimento era dettato da “questioni di interesse”, “bastando il salario erogato dal Comune a mantenere una sola persona e non una famiglia. E soggiunse altresì che “non si fa un divieto se uno vuol prendere moglie, cerchi un altro impiego più proficuo”.
Il Consiglio, al termine della discussione, approvò, con 15 voti favorevoli su 18, la fusione dei due Corpi, l’accasermamento nella stessa sede municipale, ovvero negli ex uffici Acque e Strade in piazza della Frumentaria, la consistenza numerica del corpo di Guardie-Pompieri, diretto da un solo sergente, sospendendo però di deliberare sulla spinosa questione del celibato.
Infine, deliberò anche in materia di stipendi: fissati in L. 1.000 annue per il Sergente, L. 720 per le guardie di prima classe, L. 600 per le guardie di seconda classe.
Nel 1879 il Consiglio Comunale introdusse nuove modifiche al Regolamento. Dalla pianta organica scomparve la distinzione tra guardie di prima e seconda classe ed i “sussidiari” che vennero rinominati in “allievi”.
Venne inoltre introdotta la figura del Caporale.
Il numero totale degli Operatori rimase invariato, ma la composizione divenne di 19 guardie effettive, 4 allievi, 1 caporale.
Fu modificata anche la retribuzione che passò a 1200 L. per il Sergente, L. 750 il Caporale, mentre alle guardie fu assegnato lo stipendio di L. 650.
Fu alla fine introdotto l’obbligo del celibato.
Il Regolamento approvato nel 1879 rimase in vigore, senza variazioni rilevanti, fino al 1938, quando il Corpo tornò ad essere separato nelle due componenti originarie.
A partire dall’atto della fusione dei due Corpi, i due Sergenti, ovvero il citato Prospero Maramotti ed il Comandante dei Pompieri, Ercole Lodesani, conservarono entrambi, per almeno una decina di anni, il ruolo dirigente, senza che l’uno prevalesse sull’altro.
Anche il numero delle Guardie effettive si mantenne tra le 20 e le 24, mentre il numero degli allievi fu sempre ben superiore ai 4 previsti.
“Evidentemente ci si era accorti di quanto fosse difficoltoso far svolgere ad una ventina di uomini, le doppie incombenze di guardie municipali e pompieri e si ricorre così all’espediente degli allievi che non ricevono soldo fisso, ma possono essere utiliz-zati quando lo richiede la necessità.”.
Il tema della fusione dei due corpi fu oggetto di discussione a carattere naziona-le, giacché diverse furono la Amministrazioni che accorparono le due funzioni.
La Giunta reggiana su questo conservò però un atteggiamento rigido, nonostan-te sulla questione si registrassero, nel tempo, interventi dettati a porre in evidenza le differenti competenze.
Nel 1899 il Comandante di allora, tal Torreggiani, scriveva: “il Corpo, come è ora costituito è appena sufficiente pel servizio della città ed anzi, quando le Guardie debbono recarsi in campagna per estinzione di incendi, il servizio della città rimane to-talmente scoperto per due o tre giorni, dovendo al loro ritorno anche eseguire la pulizia delle pompe e degli attrezzi adoperati”.
Il Torreggiani aggiungeva che il servizio cumulativo di pompieri e guardie municipali danneggiava soprattutto “il primo, dovendo gli uomini accudire ai molti e svariati servizi del secondo” ed inoltre “il buon pompiere non può essere buona guardia municipale, richiedendo il primo giovani snelli agili e di professione lattonai od imbianchini, il secondo un personale serio, provetto e proveniente dal Regio Esercito e di preferenza dall’arma dei Reali Carabinieri, i quali conoscono perfettamente il servizio di annona e di pubblica sicurezza”.
Ma il connubio tra le funzioni e le organizzazioni proseguì fino a quando il Governo, attraverso due successivi decreti, il primo dei quali è del 1935 sulla “Organizzazione provinciale e coordinazione provinciale dei corpi del servizio antincendio” estese la gratuità degli interventi a tutto il territorio della Provincia.
Con il Regio Decreto approvato il 10 ottobre 1935 fu stabilito, altresì, che “il Corpo pompieri per la prevenzione incendi è posto alle dirette dipendenze del Ministero degli Interni… i servizi del corpo hanno organizzazione provinciale, con Comando nel capoluogo della provincia e distaccamenti nei centri più importanti e vengono effettuati mediante il contributo obbligatorio di tutti i comuni della provincia”.
Una prima conseguenza di quel decreto fu la consegna di tutti i materiali e le at-trezzature esistenti nella provincia al Comando del capoluogo, che ebbe il compito di curarne la manutenzione.
Null’altro accadde se non quanto deciso dal Podestà, che si affrettò comunque a disporre che “i componenti del Corpo sono tenuti a disimpegnare altresì fino a nuove disposizioni, le mansioni che in atto disimpegnano come vigili comunali”. 6
La situazione di stallo perdurò fino all’ottobre del 1938, quando il Prefetto decretò la suddivisione del Corpo.
In ragione delle aumentate esigenze del traffico cittadino, 32 uomini diventarono Vigili Urbani, mentre 20 andarono a formare il Corpo Provinciale dei Vigili del Fuoco, con relativa differenziazione di uniforme: divisa in panno blu e cintura bianca in pelle per i Vigili Urbani, uniforme ministeriale per i Pompieri.
Ringraziamenti
Si ringraziano, per la preziosa collaborazione fornita, la Dr.ssa Paola Meschini, la Dr.ssa Luciana Bonilauri, le altre Operatrici dell’Archivio di Stato, la Dr.ssa Luisa Bosi Bianchini, autrice della “Storia dei vigili del fuoco di Reggio Emilia: dal 1300 alla costituzione del Corpo nazionale”, fonte da cui si è attinto a piene mani, e la Dr.ssa Laura Serafini, Responsabile dell’Archivio Comunale.