“Il tuo Mauricïan sempre vagheggio, la bella stanza, il Rodano vicino, da le Naiade amato ombroso seggio”.
Ludovico Ariosto, IV Satira

A breve distanza dal centro storico di Reggio Emilia, sulla via Emilia verso Modena in un parco racchiuso tra il torrente Rodano e il cavo Ariolo, il Mauriziano è la dimora di origine quattrocentesca della famiglia Malaguzzi cui apparteneva la madre di Ludovico Ariosto. Nato a Reggio l’8 settembre 1474, Ariosto visse al Mauriziano la sua infanzia e alcuni periodi della giovinezza, dedicando alla casa materna celebri versi nella IV Satira. Poeta e funzionario presso la corte estense di Ferrara, là morì il 6 luglio 1533.

Ancora oggi si accede al complesso monumentale attraverso il cinquecentesco arco trionfale in cotto a unico fornice, eretto secondo la tradizione da Orazio Malaguzzi, morto nel 1583, a cui si attribuiscono il restauro e l’arricchimento dell’intero complesso.

Un viale di oltre 250 metri, fiancheggiato da pioppi, conduce al Palazzo del Mauriziano. Le aree afferenti all'edificio si caratterizzano per uno stile più composto, formale, mentre la sistemazione dell'area, un tempo agricola, è a parco campagna, con la presenza di un prato stabile, filari e alberi da frutto. L'assetto riprende le matrici formali del paesaggio agricolo emiliano, riproponendo anche alcuni filari della storica sistemazione “a piantata”, particolare modalità di conduzione agricola, che si ipotizza già presente nel Medioevo e si basa sulla suddivisione del terreno in appezzamenti lunghi e stretti (larghezza 6-7 m) coltivati a legumi e foraggi e delimitati da filari di alberi maritati alla vite, che arrampicava fin sulla chioma. Tra il corso del Rodano e l’Ariolo si sviluppa una zona caratterizzata da vegetazione ripariale tipica del sistema delle acque, organizzata come un bosco spontaneo. Nonostante le significative ristrutturazioni del Sei-Settecento il Palazzo mantiene l’impianto volumetrico cinquecentesco, tipica della villa rinascimentale emiliana. Si caratterizza infatti per la pianta a base quadrangolare con un salone centrale passante sul quale si fonda l’asse di simmetria dell’edificio attorno a cui si articolano i vani laterali. Sull'ingresso principale è posto, nel 1880, un busto dell'Ariosto opera dello scultore reggiano Ilario Bedotti. A levante un piano rialzato conserva ancora tre ambienti voltati a vela con capitelli pensili (secondo moduli stilistici di matrice ferrarese riferibili al XV e XVI secolo), che tradizionalmente vengono definite “stanze ariostesche” o “camerini dell’Ariosto”, di piccole dimensioni ma che rispondono alle più raffinate concezioni dell'architettura civile del Rinascimento. La decorazione pittorica di questi ambienti, databile dopo il 1567, risente dell’influenza di Nicolò dell’Abate. Gli affreschi del salone centrale e della sala grande di sinistra sono riferiti alle ristrutturazioni effettuate da Prospero Malaguzzi dopo il 1742 e rappresentano con tono celebrativo le vicende salienti della sua vita e di quella dei suoi più illustri congiunti.


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