San Maurizio (San Mavrési in lingua reggiana, S. Mauritii in Suburbiis Regii in latino) è una ex frazione del comune di Reggio, oggi propaggine orientale del centro urbano, posta sulla via Emilia per Modena a 3,5 chilometri dal centro storico. Nella località, lungo la via Emilia, furono ritrovate diverse lapidi romani iscritte e numerosi reperti romani, oggi custoditi ai musei civici, sono stati ritrovati nella zona a partire dal 1500.

Dagli studi e dagli scavi effettuati negli ultimi secoli si può affermare che a San Maurizio, ai lati della via Emilia, era situata la necropoli romana di Regium Lepidi. Nel 1925, durante i lavori di costruzione della scuola elementare, vennero inoltre ritrovati manufatti idraulici per la derivazione dell'acqua, di epoca medievale o del Basso impero, costruiti con materiali di derivazione romana. La località, sino al XV secolo, era individuata anche come “Castrum Rhodani”, il Castello del Rodano che sorgeva a sud della via Emilia nei pressi dell'omonimo ponte sul torrente Rodano di via Lombroso. Esistente già nel 1021, il castello era di proprietà del monastero di San Tommaso di Reggio che fra l'altro era titolare di altre tenute agricole nei dintorni della villa. Il Comune di Rodano, assieme a quello di San Maurizio, compare ancora in una carta del 1447. Le cronache narrano di un ponte sul Rodano chiamato anche “Ponte Pelato” o “Ponte Piatto” ricostruito verso la fine del XIII secolo e allargato da Sigismondo Malaguzzi, cugino di Ludovico Ariosto.

Tale ponte può essere riferito al passaggio della via Emilia sopra il Cavo Rodanello, oggi tombato e situato a occidente di San Lazzaro. San Maurizio, come villa (frazione), è citata per la prima volta nel 1126 e la chiesa risale, probabilmente, al XI secolo. Era soggetta alle decime della basilica di San Prospero di Reggio, dalla quale dipendeva. Restaurata nel 1770, la chiesa dovette subire altri lavori di ristrutturazione nell'800, dovuti ai danni subiti durante la famosa battaglia napoleonica sul ponte del Rodano (1814) durante la quale si affrontarono francesi e tedeschi (austriaci): le cronache vogliono che la palla di cannone conficcata nella facciata della chiesa, a fianco dell'immagine raffigurante san Maurizio martire, derivi proprio da quel fatto d'arme. Di fianco alla chiesa sorge l'antico mulino di San Maurizio, ottenuto da Valerio Malaguzzi-Valeri (parente di Ludovico Ariosto da parte materna) nel 1438 e ancora di proprietà dei Malaguzzi nel XIX secolo. I Malaguzzi, a San Maurizio, erano proprietari di diversi fondi e immobili, fra cui – oltre al mulino – la villa del Mauriziano, ove l'Ariosto vi soggiornò per alcuni periodi e che ricorda nei versi 115-123 della IV Satira. Il nucleo originario del complesso è attribuibile al Quattrocento con dipinti del XVI secolo e del XVIII secolo. Originari di Reggio, i Malaguzzi sono attestati da documenti risalenti addirittura al 1144, quando un tale Malaguzza intervenne quale garante in una convenzione stipulata dai cavalieri Templari con i Canonici della Cattedrale. Nel ramo originario della famiglia si trova Gabriele Malaguzzi, medico, che sposò Taddea figlia del conte Valerio Valeri di Parma, ereditandone tutto il patrimonio. Morì nel 1459 lasciando sei figli tra i quali Daria (1453), moglie del conte Nicolò Ariosto, governatore di Reggio, dal cui matrimonio nacque l'Ariosto (1474). Nel territorio della villa era presente anche l'ospedale di San Lazzaro, di giurisdizione ecclesiastica autonoma, che si insediò sulla via Emilia nel 1217. Dapprima nato come lebbrosario e ricovero per contagiati di peste, subì varie distruzioni nel corso dei secoli a causa di eventi bellici – gravi danni furono subiti nel 1354 nella guerra fra Visconti e Gonzaga. Nel 1536 fu ricoverato il primo malato di mente, ma soltanto a fine '700, con l'espulsione degli invalidi, l'ospedale assunse la sua conformazione storica di struttura per gli “infermi” di mente.

Polo neuropsiciatrico d'avanguardia di livello europeo, il complesso fu gradualmente rifunzionalizzato dalla riforma del 1978 (legge Basaglia) e oggi ospita il Campus universitario San Lazzaro e la sede dell'Ausl. Il territorio di San Maurizio era prevalentemente a carattere agricolo: tuttavia, dalla fine dell'800 si sono insediati piccoli borghetti popolati da braccianti e operai. È il caso di Case Vecchie o Case Operaie, poste sulla via Emilia verso Masone, dopo la scuola: le prime erano per lo più in proprietà dei loro residenti, le seconde invece erano in affitto. Oltre a esse, lungo il corso del Rodano, presso l'attuale via Lombroso, erano presenti le piccole borgate popolari di “Venezia” (da cui il nome dell'omonimo centro sociale”) e “Ancona”, così chiamate perché situate alla confluenza del Cavo Marciocca con il torrente Rodano. Questi borghi erano così battezzati dalle famiglie del posto perché le pareti degli edifici lambivano i corsi d'acqua, come nel caso del capoluogo veneto. Nella borgata era inoltre collocata la vecchia cooperativa di consumo, con bocciodromo e osteria, in attività anche durante il fascismo. Come altre frazioni reggiane San Maurizio non aveva un proprio “centro”: i centro della villa erano diversi e, spesso, riunivano più funzioni: un caseificio, un'osteria, una rivendita di alimentari, un mulino ecc. Venezia, Case Vecchie, Ritiro erano i tre centri principali. A loro si sommava una località rurale che non assunse mai al rando vero e proprio di villa o, in tempi più recenti, di frazione: Villa Curta. Il territorio di Villa Curta comprendeva la parte totalmente agricola di San Maurizio posta a nord della via Emilia sino al confine con Gavassa. Come giurisdizione parrocchiale Villa Curta ha sempre fatto riferimento alla parrocchia di San Maurizio, come anche per i servizi di prima necessità. Tuttavia, era un centro prevalentemente contadino che si distribuiva lungo una strada parallela alla via Emilia, via Pinotto Pinotti. A Villa Curta era presente una piccola chiesa dedicata a Sant'Antonio di Padova ove si teneva addirittura una sagra il 13 giugno di ogni anno. Le uniche attività produttive presenti erano i caseifici. Verso il campovolo era situata anche una scuola elementare, demolita qualche lustro dopo la sua costruzione per lasciar posto al campovolo. Negli anni '30, per realizzare quello che diventerà poi l'aeroporto di Reggio, vennero letteralmente rasi al suolo numerosi insediamenti agricoli, fra cui le scuole di Villa Curta e diverse strutture dell'ospedale di San Lazzaro. Negli anni '20 a San Maurizio fu costruita l'attuale scuola elementare, già da allora dedicata a Ludovico Ariosto; in quegli anni fu realizzata anche la Casa del Fascio poi demolita e sostituita da nuovi condomini.

A San Maurizio era inoltre presente una cantina sociale. Nel dopoguerra le prime urbanizzazioni interessarono l'attuale via Gasparo Scaruffi, dietro al Mauriziano e, successivamente, via Tamburini, via Lombroso e via Zola. Sulla via Emilia, da sempre, erano presenti attività produttive: all'interno del mulino Ariosto, ad esempio, era presente anche una distilleria e, all'imbocco di via Nuova per Gavasseto (via Comparoni) era situata la cantina sociale. Una ditta di birocciai e diligenze erano presenti in località Ritiro. Soltanto a partire dagli anni Settanta cominciarono a svilupparsi piccole e medie industrie a cavallo della via Emilia (via Jenner, via Monti Urali), compreso uno dei primi distributori del gas metano per auto. In quegli anni, a San Maurizio, si insediarono due importanti aziende leader nel mondo per l'amplificazione (RCF) e l'abbigliamento (Max Mara-Manifatture di San Maurizio). Negli anni '80 e '90 vengono realizzate le principali infrastruttura viabilistiche, fra cui il sottopassaggio alla ferrovia Milano-Bologna di via Montagnani-Marelli e la tangenziale nord. In quel periodo aprì anche uno dei primi centri commerciali, che collocato sulla via Emilia, porta il nome della vecchia frazione. Negli anni 2000 sono aperte al traffico la pista ciclabile di collegamento con la città, posta sulla via Emilia, e la tangenziale sud-est. Nel 2008 è stato inaugurato il nido d'infanzia Giulia Maramotti, frutto di un importante investimento della famiglia Maramotti.

Dagli anni Novanta ad oggi sono, inoltre, a San Maurizio stati attuati diversi interventi di valorizzazione del verde naturalistico, storico e attrezzato. Fra questi, l'Area di riequilibrio ecologico Rodano-Gattalupa di via Lombroso, ove è altresì situato un vigneto oggetto di recupero; la fattoria di animazione ambientale del Mauriziano con l'omonimo parco (in convenzione con l'associazione Il Gabbiano); la passeggiata naturalistica del torrente Rodano; l'ex bosco macrobiotico, oggi intitolato al partigiano Paride Allegri e il verde storico del complesso San Lazzaro.


Bibliografia

  1. P. Camellini, Guida commerciale turistica e culturale di Reggio Emilia e provincia, Centro studi regionale per l'Emilia e Romagna, Reggio Emilia 1974;
  2. AA.VV., Le diocesi di Reggio Emilia e Guastalla. Compendio di notizie e dati statistici, Age Editoriale, Reggio Emilia 1985;
  3. W. Baricchi, Insediamento storico e beni culturali del Comune di Reggio Emilia, Reggio Emilia 1985;
  4. AA.VV., Abitare nella Sesta, Circoscrizione VI, Reggio Emilia 2007;
  5. AA.VV., Piano dei Servizi, Comune di Reggio Emilia 2007-2009.