Gardenia (Gardènnia in lingua reggiana) è un quartiere della periferia storica della città di Reggio, posto fra i viali di circonvallazione e viale Regina Elena, la radiale storica di epoca romana che collegava Reggio con Brescello (Brixellum) e con Brixia (Brescia). La zona era popolata probabilmente sin dall'età del bronzo anche se la principale opera infrastrutturale riguarda proprio la strada sopracitata che, in epoca medievale, prendeva origine dall'antica porta San Cosmo (o Cosimo) collegando Reggio al Po.

Porta San Cosmo, inoltre, era situata all'altezza dell'attuale caserma Zucchi e sostituita da un baluardo e poi chiusa in occasione della “tagliata” (XVI secolo), periodo in cui il duca di Modena decise di fortificare le mura abbattendo tutto ciò che stava a 600 metri da esse e chiudendo cinque delle nove porta della città.
Il quartiere trae il suo nome proprio dalla gardenia, un fiore molto profumato che piaceva tantissimo al barone Raimondo Franchetti che, in loco, era proprietario di un podere agricolo denominato “Fondo Rossi”, ove era solito accudire i suoi cavalli. I confini del quartiere non sono ben definiti e, per convenzione, si prende in considerazione il territorio compreso fra i viali di circonvallazione e la ferrovia Reggio-Ciano, anche se l'asse viario principale è rappresentato da viale Regina Elena.

Sino agli anni '30 il territorio era parte integrante della villa (e della parrocchia) di San Prospero Strinati e, in minima parte, di Cavazzoli. Ancora negli anni '10 del Novecento la zona era costituita da un territorio prettamente agricolo, caratterizzato da poche case coloniche, sparse fra prati e poderi. Fu proprio in quel periodo, con il passaggio della ferrovia Reggio-Ciano (1911), che nacque una delle prime zone industriali della città, che rimase tale sino agli albori degli anni 2000. Prima di allora oltre agli insediamenti agricoli erano presenti diversi opifici, per lo più attivati dalla forza motrice dell'acqua. Gardenia era infatti attraversata a nord e a ovest dal canale d'Enza e dal canale di Secchia e su di essi insistevano diversi mulini, oggi riconvertiti ad usi civili: i più importanti erano il mulino di Santa Caterina, situato fra la via Emilia e via Fabio Filzi, e il mulino Nuovo, situato nei pressi dell'attuale incrocio fra via Fratelli Manfredi e via Cisalpina. Assieme a Ospizio e Santa Croce, Gardenia fu una delle prime zone industriali della città. A partire dall'inizio del XX secolo nel quartiere andarono a collocarsi pilastri “storici” dell'industria reggiana: la ferramenta Franzini (1873), la Cooperativa Cementori (1901), la Cooperativa Carrozzai (1902), la Cooperativa Falegnami (1907), il Calzificio (1910), le officine ferroviarie Greco (1918), la Fonderia (1915) società cooperativa poi rilevata dalla Lombardini (1933). Promotori di questo sviluppo industriale furono tue figure storiche della politica reggiana dell'epoca, strettamente legate a Gardenia: il cooperatore socialista Antonio Vergnanini (1861-1934) e l'industriale della destra storica reggiana nonché sindaco Giuseppe Menada (1858-1931).

Legato a Gardenia era anche l'antifascista socialista Antonio Piccinini (1884-1924), assassinato dalle squadracce nel 1924. A Gardenia aveva abitato anche Nilde Iotti (1920-1999), storica dirigente nazionale del Partito Comunista Italiano e presidente della Camera fra il 1979 e il 1992. Nel dopoguerra nell'area dell'antica fornace Caselli, verso il Tondo, fu realizzato il nuovo mercato bestiame. In alcune di queste aziende, come nel caso del calzificio, si arrivò a contare sino a 1.500 addetti, un numero in quel caso composto, per la maggior parte, da donne. All'inizio degli anni '20 furono costruiti l'istituto tecnico-professionale di viale Trento Trieste e il quartiere di case popolari posto fra viale Regina Elena e viale Trento Trieste. Nel 1936, in piena epoca fascista, venne aperta la scuola elementare “Impero” oggi intitolata a Giovanni Pascoli. Come in altri quartieri della periferia a Gardenia era molto forte il senso di comunità: nel dopoguerra erano molto strutturati i gruppi giovanili di inspirazione laico-socialista e le società sportive gravitanti attorno ad essi, attive in diverse discipline fra cui la pallacanestro. Era infatti un rione “popolare” per lo più abitato da operai, impiegati e piccoli artigiani.

Questa conformazione rimase tale, pure assottigliandosi nel corso di quei decenni, sino alla fine degli anni 1980. A partire dagli anni '90 si insediarono nelle case popolari di Gardenia i primi nuclei di immigrati stranieri e, nello stesso tempo, avevano inizio i primi interventi di riqualificazione urbana, che si estesero sino al vicino Tondo. Fu così abbattuta la vecchia casa del popolo e inauguratala nuova struttura che ospita il circolo Arci Gardenia. Negli ultimi anni i locali dell'ex calzificio sono stati oggetto di un intervento di trasformazione edilizia che ha portato alla nascita di un supermercato. Pur ospitando diverse strutture pubbliche (scuole, uffici, la stazione) e private, l'identità del quartiere si è molto dileguata. Permangono come traccia storica e luoghi di aggregazione il circolo Arci Gardenia, erede della Casa del Popolo, e la parrocchia di San Giovanni Bosco. In Gardenia è presente anche la Filef (Federazione italiana lavoratori emigranti e famiglie) e presto, dentro la stazione di Santo Stefano, avrà sede il cosiddetto “emporio solidale”. 


Bibliografia:

  1. P. Camellini, Guida commerciale turistica e culturale di Reggio Emilia e provincia, Centro studi regionale per l'Emilia e Romagna, Reggio Emilia 1974.
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