H.E.G. - Libia 1942
(Giuramento 09-03-2018)

Io non ho lasciato il mio paese d’origine, sono venuto come studente.

Sono nato nel ‘42, in un paese della Libia del sud. Ho perso i genitori da ragazzino per cui ho vissuto in collegio, però là avevo mia sorella, i miei zii e tutta la mia famiglia.

Nel ‘63 ho vinto una borsa di studio del governo libico perchè ai tempi della monarchia, mandavano fuori  a studiare i primi dieci e io ero tra loro. Quindi io non ho lasciato il mio paese d’origine, sono venuto qua come studente.
Ho fatto sei mesi di lingua a Perugia, poi l’ università di medicina a Parma e Bologna. Mi sono laureato e nel ‘72 mi sono sposato con mia moglie di Reggio Emilia. Dopo l’esame di Stato siamo andati insieme in Libia.
Ho lavorato fino al ‘77 come medico generico, poi sono tornato, con un’altra borsa di studio, per la specializzazione in cardiologia a Parma. Avrei  avuto la possibilità di lavorare qua però non me la sentivo, avevo vinto la borsa di studio e dovevo tornare in Libia. Chi aveva avuto la possibilità di studiare, doveva tornare.

Quando siamo andati in Libia, lavoravo là e facevamo le vacanze in Italia. Dall’ ‘81 ero primario di Cardiologia dell’ospedale di Tripoli e insegnavo anche all’università.

Nel 2002 mi hanno mandato come Consigliere Sanitario dell’ambasciata libica a Roma dove sono rimasto 4 anni, poi son tornato in Libia fino a che sono andato in pensione.
Da quel momento è successo il contrario, vivevamo qua e facevamo le vacanze in Libia. Per questo dicevo che non ho mai lasciato il mio paese. La Libia aveva bisogno di medici e mi sembrava giusto tornare dopo che mi ha dato la possibilità di studiare. La Libia aveva bisogno di me. Se non fosse stato per il governo non ne avrei avuto le possibilità. Se avessi guardato solo i miei interessi sarei rimasto qui.

La cittadinanza italiana potevo averla già 40 anni fa, dopo 3 anni di matrimonio, io però volevo mantenere la mia, perché lavoravo e avevo i miei parenti là. Adesso che la Libia permette le due cittadinanze, ho preso quella italiana. Anche prima però non mi sono mai sentito straniero, già da quando ero studente.
Quando sono nato, la Libia era italiana e c’era una relazione molto stretta con l’Italia, per vicinanza e per storia, per cui io sono ritornato ad essere italiano. Almeno nei miei sentimenti mi sono sempre sentito italiano.
Questa è la mia storia, non è la storia di un immigrato, è la storia di un mezzo italiano prima e adesso lo sono. Io ho vissuto benissimo, ho avuto una bellissima carriera e ovunque andavo trovavo gente che mi voleva bene.

Quando sono venuto qua  c’erano solo studenti, gli stranieri erano pochissimi, adesso, qualche volta, denoto che se uno non ti conosce, ha qualche perplessità ad incontrare un nome straniero.
Noi arrivavamo qua con il permesso di soggiorno, quando si arriva senza regole, né lavoro, né soldi, cosa fai? Senza un lavoro non c’è dignità. Il lavoro è dignità, la qualità di vita è avere il lavoro, avere una casa, una famiglia, essere responsabili. E’ questa la dignità.

Il giorno della cerimonia è stato bellissimo, la sala del Tricolore è bellissima, sembra un teatro. Poi l’incontro col Sindaco e anche tutti gli altri, è stata una bella accoglienza e questo non è molto facile. Essere insieme a tante persone in sala Tricolore è proprio quello il bello, perché io vengo da un paese dove ci sono tutte le razze e tutti i colori, come un arcobaleno. La Libia è un Paese dove trovi ad esempio i Berberi che sono bianchi con gli occhi azzurri, gli arabi che sono come me, i neri  che sono africani nativi di lì e i tuareg del deserto, per cui per me è stato bello  vedere tutte quelle persone.
Io però me l’aspettavo dagli emiliani, perchè l’Emilia è così, all’Emilia manca soltanto una cosa: il tempo (ndr il clima). E’ gente molto affabile. Mi ricordo gli anni da studente a Parma e racconto sempre una cosa che fa vedere la generosità degli emiliani. Da studenti, io e un mio amico, avevamo preso una casa e volevamo arredarla. Siamo andati in un negozio per prendere i mobili però non avevamo tutti i soldi. Il negoziante non ci conosceva affatto ma ha detto: “Io non vi conosco però ho dei figli che hanno studiato in Francia e sono stati trattati bene. Voglio trattarvi come sono stati trattati loro. Se un mese avete 5mila lire, mi portate 5mila, se un mese ne avete 10mila, mi portate 10mila, se un mese non avete niente, venite qua e dite: questo mese non ne abbiamo.” Io quella cosa lì non me la dimenticherò mai.